Sacro GRA - Italia, 93'

Gianfranco Rosi

Sacro GRA non è una storia, ma tante storie. Anzi, non storie, ma vite ai margini della grande città, vite invisibili vissute in quella che sembra essere una dimensione di tranquillità, vite di persone che abitano alla uscite del Grande Raccordo Anulare che gira attorno a Roma. Questa strada nella sua orizzontalità si erge come una barriera invisibile a dividere il caos cittadino da tranquille, forse anonime, realtà nelle quali è difficile capire se abita qualcuno davanti a te (sono ben due gli abitanti di uno dei palazzoni moderni fuori Roma che si interrogano sull'esistenza di vicini). Sono luoghi 'magici', che nascondono personaggi, quelli che visita Gianfranco Rosi nel suo documentario. Per più di due anni il regista ha girato e abitato il Grande Raccordo Anulare, prima considerato solo come "la strada per torare a casa dall'aeroporto", poi abitandone i bad&breakfast alle uscite e in fine vivendone l'asfasto a bordo di un mini-van. Come Julio Cortàzar e Carol Dunlop in "Gli Autonauti della cosmostrada" (libro nel quale parlano del viaggio lungo l'autostrada Parigi-Marsiglia fermandosi in tutte le piazzole di sosta e osservandone le forme di vita) anche Gianfranco Rosi si sofferma a caratterizzare e seguire persone ed eventi altrimenti anonimi. E così son ripresi momenti della vita di un barelliere sull’autoambulanza del 118 che gira sempre lungo il Grande Raccordo Anulare, di un pescatore di anguille che vive su di una zattera sul Tevere sotto un cavalcavia, delle giornate di un nobile piemontese e della figlia studiosa (che vivono accanto a un dj argentino), di un palmologo dotato di stetoscopio e registratore che studia le larve che divorano le palme e che cerca di escogitare un sistema chimico e sonoro per allontanarle.
Tanti piccoli ritratti che si alternano nello sviluppasi del documentario, un circolo, un percorso che racchiude e rende vicine le diverse esperienze di vita raccontate in questo film girato sulla strada e seguendo la strada. Come alla ricerca del Sacro Graal infatti si era mosso il paesaggista-urbanista Nicolò Basetti, che nel 2001 aveva deciso di percorrere i Km del Gran raccordo a piedi, in solitudine, con l'obiettivo di "creare una mappatura di storie, paesaggi e persone del posto inesplorato". E da qui il titolo dato poi al documentario di Rosi una volta entrato e innamoratosi del progetto.
Sacro GRA il racconto delle vite di chi è ai margini della capitale è un documentario che fa sorridere e a volte commuovere, che incuriosisce, ma che a volte manca di ritmo e perde di magnetismo. Momenti di vita di persone con una forte identità in contrasto con "la crisi d’identità del singolo, che si allarga a macchia d’olio. Parliamo spesso di crisi ma io credo che la vera grossa crisi che stia attraversando questo paese sia d’identità" stando a quanto dice il regista, ma questo messaggio e questa critica alla società odierna non risulta così chiaro.

Sacro GRA alla fine ha vinto il Leone d'oro. In pochi se lo aspettavano. Una sopresa che uscirà nelle sale italiane il 26 Settembre, distribuito da Officine Ubu, rimaniamo in attesa di sentire cose ne pensa il pubblico.

Scheda del film

Per la redazione Anna Camisani