Zoran, il mio nipote scemo - Italia, Slovenia, 103'

Regia: Matteo Oleotto
Con: Giuseppe Battiston, Teco Celio, Rok Presnikar, Marjuta Slamic,Roberto Citran, Riccardo Maranzana, Jan Cvitokovic, Ariella Reggio

"El vin fa l'alegria, l'acqua se'l funeral. Chi lassa el vin furlan, xè proprio fiol de un can" (trad. Il vino fa l'allegria, l'acqua è il funerale. Chi lascia il vino friulano, è proprio figlio di un cane). Queste le parole del coro friulano che suscitano fin dall'inizio le risate del pubblico. Attenzione però, non è la risata facile quella che si gode durante questo film, ma quella che deriva dal cinismo e dalla genuinità della gente del Carso. Matteo Oleotto con Zoran, il mio nipote scemo è l'unico italiano a concorrere alla 28esima Settimana Internazionale della Critica (SIC). E' una commedia non solo commedia quella di Oleotto, una storia semplice, ma intelligente e profonda, narrata con l'attenzione e la genuinità che coinvolge e si imbuonisce la platea. Questo uno dei motivi per i quali è stata scelta dalla giuria quella che potremmo definire commedia umana. "Dovendo scegliere tra 350 film e opere prime i 7 che concorreranno alla SIC, bisogna scegliere pellicole che rappresentino tanto cinema [...] Devono essere lavori coraggiosi da un punto di vista stilistico, inaugurare tendenze, oppure rivelar talenti emergenti". E questo è quello che fa Oleotto in Zoran, un lavoro audace, a km0, che potrebbe non essere apprezzato per la sua semplicità e schiettezza, ma che scalda dentro come un buon bicchiere di vino rosso. E' la storia di 'zio' Paolo Bressan (Giuseppe Battiston), friulano DOC, amante del vino e delle partite a carte con gli amici; e di Zoran, nipote sloveno di Paolo, ragazzo timido e impaurito, che parla un italiano aulico, ma che dal canto suo si sa far valere. Un ragazzino dalla storia triste che per una serie di sventure viene affidato per un breve periodo allo sconosciuto zio italiano. Paolo Bressan imbroglione e arraffone, pensando di ottenere l'eredità si trova invece tra i piedi questo ragazzetto che non guarda mai negli occhi e che veste come un anziano. Il rapporto inizialmente caratterizzato dal mutismo, rotto solo di tanto in tanto dalle risposte ciniche di Zoran, subisce una svolta quando viene a galla l'abilità del ragazzo nelle freccette. Si crea così un sorta di complicità tra zio e nipote che andrà ben oltre il pretesto. La genuinità e alcolicità della pellicola non nasconde però una critica alla chiusura mentale legata alla realtà provinciale, ma che esalta l'importanza dei rapporti umani, spesso unica ancora di salvezza difronte a fallimenti lavorativi e non. Così anche per 'zio' Paolo Bressan si apre un'oppotunità di cambiamento, una possibilità che non si fa sfuggire. Tanti applausi e complimenti per la famiglia Zoran presente il 3 in Sala Darsena.

Scheda del film

Per la redazione Anna Camisani