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Moebius
Moebius - Corea del Sud, 90'
Regia: Kim Ki-Duk
Con: Cho Jae-hyun, Seo Young-ju, Lee Eun-woo
Dopo il Leone d'oro vinto la scorsa edizione con Pietà, Kim Ki-Duk torna con un film fuori concorso alla Biennale del Cinema di Venezia, confermando la sua fama di regista prolifico.
Famiglia, adolescenza e vendetta sono le parole chiave della sua nuova pellicola, Moebius, contornate da una lunga e stretta morsa di violenza. Protagonista una famiglia divisa, dove ogni componente è all'inizio un'isola a sé: tre esistenze, padre, madre e figlio adolescente, che vivono nella stessa casa senza alcun rapporto fra loro, nella totale non comunicazione.
A sconvolgere il silenzio l'ira della madre: tradita dal marito, la madre, nel pieno dell'ira più violenta, si avventa sul figlio e si vendica del padre. Le conseguenze della sua violenza sono drammatiche per il ragazzo in piena pubertà: la madre evira il figlio, in qualche modo colpevole come il padre di un impulso sessuale che per lei è inaccettabile.
La superficie narrativa in cui si articolano queste tematiche è esattamente simile al Nastro di Moebius (o Möbius): la storia si sviluppa su un una prospettiva e termina su quello opposta. Il rapporto padre e figlio cambia radicalmente, fino a capovolgersi in un crescendo di immagini esplicitamente violente e difficilmente sopportabili.
Ancora una volta Kim Ki-Duk ci parla del dolore, come espiazione, come tormento esistenziale e come altra faccia della medaglia del piacere. In Moebius, più che nei precedenti film, il regista lacera i suoi protagonisti in sentimenti contrastanti: il maggior piacere è il più gran dolore, ciò che è disgustoso diviene bello, colui che era innocente diventa colpevole e viceversa.
In mezzo a questa violenza c'è Freud: il rapporto edipico tra madre e figlio adolescente e traslato tra quest'ultimo e l'amante del padre. In questa dinamica, il padre resta la figura debole succube degli altri protagonisti della storia,non solo a livello morale ma anche fisico. L'occhio del regista non lo perdona e non vuole per lui la compassione ma cerca anzi di deriderlo, mostrandocelo come un personaggio vigliacco e impotente rispetto al succedersi dei fatti.
Un film che forse potrà esser poco apprezzato dagli estimatori di Kim Ki-Duk, che attendono da anni una pellicola poetica come L'arco e Ferro Tre e che sono delusi da questo crescendo di violenza delle ultime sue opere. Qui a Venezia ha strappato applausi in sala, nonostante il tema scandaloso. In sala in Italia dal 5 settembre.
Per la redazione Claudia Ingrassia.
- Venezia 70.
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