di André Øvredal, Norvegia, 2010 (104', digitale, V.O. con s/t in italiano)

Anno 2010, Norvegia. Un gruppo di studenti universitari, armati di telecamera, decide di portare avanti una ricerca su alcuni cacciatori: l'improvvisa moria di un gran numero di orsi sul territorio, porta i tre giovani "reporter" ad intervistare ed interessarsi di alcuni bracconieri del posto, finché non incrociano la strada dello scostante Hans. L'uomo, che all'apparenza sembra un taciturno cacciatore di orsi, dopo essere stato
avvicinato ed insistentemente pedinato dai tre durante una battuta di caccia notturna, si rivelerà essere ben presto un "Troll Hunter", un cacciatore di Troll. Da questo momento in poi il documentario mostrerà quello che Hans e i tre giovani studenti vivranno sulla loro pelle nei giorni successivi al loro incontro.
Scritto e diretto dall'ispirato regista norvegese André Øvredal, Troll Hunter è un originalissimo mockumentary, ovvero un falso documentario ( basti pensare ad opere come Cloverfield, The Blair Witch Project o al più recente Chronicle), che unisce sapientemente un genere cinematografico ultimamente molto utilizzato con un elemento di folklore che mai il cinema ha saputo trattare fuori da un ambito squisitamente fantasy.
E' dunque questa la grande forza di questo film, che riesce, mai come prima, ad unire momenti tipici del genere, quali scene di fuga disperata o di concitato movimento, ad altre dove il piglio da documentario naturalistico riesce perfino a vestire creature fantastiche quali i Troll, di plausibili spiegazioni scientifiche che rendono credibile l'intero sostrato narrativo.
Il cacciatore Hans - interpretato dall'ottimo Otto Jespersen, che si distingue particolarmente rispetto ai tre giovani attori - decide di rendere pubblica la sua precaria posizione, rivelandosi alle telecamere e ai microfoni dei tre reporter, come una sorta di agente speciale del governo norvegese, sottopagato e poco tutelato. Il suo è uno sporco lavoro, perché è uno dei pochi ad essere al corrente dell'esistenza dei mitici mostri, ed ha il compito di neutralizzarli e stanarli appena si portino fuori dalla loro zona protetta, evitando così che si avvicinino pericolosamente ai centri abitati. Grazie a lui veniamo a conoscenza di Troll a tre teste, Troll nauseabondi, Troll mastodontici, costantemente attratti dall'odore di sangue cristiano; che è necessario cospargersi di grasso di troll per evitare di essere fiutati; che bisogna colpirli e di conseguenza pietrificarli con la luce del sole o con torce a raggi ultravioletti, e che ogni "Troll Hunter" deve compilare perfino un modulo standard che attesti il compito svolto. Molto curioso è anche il momento in cui il cacciatore utilizza una capretta come esca, chiaro rimando ad una scena chiave del Jurassic Park di Steven Spielberg.
Tuttavia questo non è un parco di intrattenimento per famiglie, ma la scenografia che fa da sfondo a questo documentario è il paesaggio mozzafiato di una Norvegia fredda e sublime, dove i pregevoli effetti digitali (nonostante il basso budget a disposizione) che interessano le bizzarre creature, trovano una perfetta cornice.
Troll Hunter è dunque un ottimo esperimento di found footage, che sebbene racchiuda nel finale un elemento narrativo tipico di questo genere, ha la capacità di appassionare dal principio alla fine, offrendo allo spettatore un interessante prodotto stilistico, nel panorama del cinema indipendente.

Per la redazione Gianluigi Fanelli