A LETTER TO MOMO
(Giappone/2012) di Hiroyuki Okiura (121')

Il paesaggio è quello incantevole dell'arcipelago giapponese. Momo e sua madre sono su una motonave che le sta conducendo verso la loro nuova casa, lontano dalla grande città di Tokyo dove abitavano quando il padre era ancora in vita. Una nuova prospettiva si apre davanti a loro, una vita tranquilla in un villaggio dove il tempo sembra essersi fermato e dove la madre aveva trascorso la sua giovinezza. Momo ripensa al suo passato recente e ad una lettera che il padre le aveva lasciato, una lettera sulla quale era riuscito a scrivere soltanto "cara Momo" prima di scomparire per sempre; quand'ecco che tre strane gocce di pioggia le precipitano sul capo, sul foglio che stringe nelle mani e si dileguano come piccoli insetti, per poi seguirla all'interno della sua nuova dimora ed entrare in un libro antico, grazie al quale riusciranno a prendere vita. Sono Folletti, o meglio, antiche divinità retrocesse al grado di Folletto, che hanno un compito da portare a termine, strettamente legato alla vita della ragazzina. Chissà, forse in un modo o nell'altro la aiuteranno a terminare quella missiva incompleta?

Opera dolce, simpatica e molto ben disegnata, A letter to Momo riesce ad essere prima divertente, nelle relazioni tra la protagonista ed i tre buffi, impertinenti Folletti combina guai e poi intensa e melodrammatica nel finale, nemmeno troppo strappalacrime. Personalmente, le due ore piene di durata, mi sono scivolate via come acqua fresca mentre altri le hanno trovate quasi eccessive. Però, questo tipo di racconti, sono da considerarsi nella loro canonicità di situazioni, come marchio di fabbrica di una struttura ben oliata e risaputa ma non per questo meno degna. E quindi ritroviamo la ragazzina introversa che ha subito il già citato dramma familiare, i comprimari burloni che hanno il compito di fornire verve e divertimento alla narrazione ed il finale con suspance che vuole far mettere timidamente mano ai fazzoletti. Il tutto riuscito perfettamente, tra l'altro, senza eccessi in nessun versante.

Insomma, l'originalità non sarà di casa ma suggerisco a chiunque di abbandonarsi alla visione, soprattutto se, come me, si adorano le ambientazioni rurali o di provincia, la tradizione delle divinità declinata all'intrattenimento, gli scenari naturalistici e le storie piccole, che sanno ancora parlare all'animo delle persone.

Eugenio Goi