CHILDREN WHO CHASE LOST VOICES

 

5 centimetri al secondo è stata una sorpresa di qualche festival addietro, aggiudicandosi il titolo di vincitore dell'edizione 2008. Una storia romantica, dolce, sussurrata, in ogni caso ben piantata con i piedi per terra. Ed anche Children Who Chase Lost Voices, dello stesso autore/regista, incomincia in un setting realistico, un paese di prima montagna dove vive Asuna, la protagonista, la quale trascorre il suo tempo su di un picco roccioso, ammirando il panorama della vallata sottostante e trafficando con una radio amatoriale, nel tentativo di scorgere di nuovo una strana melodia, percepita nell'etere tempo addietro.
Ben presto, però, la piega realistica lascia posto alla fantasia: una strana creatura si aggira in zona e un'altrettanto strano, misterioso ragazzo, farà la conoscenza di Asuna, trasportando lei ed il suo nuovo "maestro" di scuola in un avventura fin sotto la superficie della terra conosciuta dagli uomini.

Makoto Shinkai, per questa sua nuova opera, mescola mitologie e narrazioni più disparate. E' presente il mito di Orfeo ed Euridice, declinato alla maniera nipponica (anche in Giappone, nel loro folklore, ne hanno uno pressoché identico), unito ad ispirazioni palesemente provenienti da "Viaggio al centro della Terra" di Verne ed alcuni elementi che possono ricordare le opere di Lovecraft per la presenza di strane creature primigenie nel sottosuolo, residuati di antiche, gigantesche divinità in conflitto con l'uomo abitante la superficie terrestre. Il tutto, però, amalgamato in maniera molto meno oscura di quanto si possa pensare e collegato ad una certa filosofia taoista del "tutto è connesso"; uomo, divinità, mondi, natura. E proprio quest'ultima è, alla fine, coprotagonista. Se c'è un elemento fermo nella filmografia del regista, è l'attenzione per la magnificenza, la grandiosità della natura giapponese, sia nel suo versante realistico che fantastico, rappresentata sempre con ammirazione ed attenzione ai dettagli. Per tutto il film si susseguono panorami mozzafiato che riconciliano col mondo e ci fanno sentire piccoli piccoli al suo cospetto. Una vera gioia per gli occhi.


Eugenio Goi