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La collina dei papaveri: la recensione in anteprima
Yokohama, 1963. Il Giappone, sfiancato dalla guerra, è alle prese con la ricostruzione, esattamente un anno prima dei giochi della XVIII Olimpiade di Tokyo.
In questa cornice storica si sviluppano le vicende di Umi e Shun, due giovani ragazzi uniti nello sforzo di salvare la sede dei club del loro vecchio liceo – il Quartier Latin – dalla demolizione.
Umi è una ragazza di 16 anni, figlia di un marinaio morto in mare durante la guerra di Corea. Ogni mattina issa due bandiere di segnalazione marittima: un gesto semplice che assume la sacralità di un rito quotidiano, teso a conservare il ricordo della figura paterna.
Shun, invece, è un ragazzo di 17 anni, membro del club di letteratura del Quartier Latin e responsabile della pubblicazione del giornalino scolastico.
Presto Umi decide di entrare nel club come copista, per aiutare Shun, e proprio su iniziativa di Umi molti studenti si rendono disponibili a ristrutturare l'edificio per salvarne la storia. In questa importante parentesi storica comincia a costruirsi il forte legame sentimentale tra i due ragazzi, leit motiv dell'intero film.
Premiato come “Migliore film d'animazione dell'anno” al Tokyo Anime Award e al 35° Japan Academy Award, La Collina dei Papaveri è un gioiello di animazione, che prende vita dall'omonimo shojo manga disegnato da Chizuru Takahashi e scritto da Tetsuro Sayama, pubblicato per la prima volta nel 1980 e riedito nel 2010 dalla Kadokawa Shoten.
Una storia che corre lungo i bordi sbiaditi di una vecchia fotografia, nascosta, dimenticata. Si annida come polvere negli angoli della Storia, profuma di mare e vive nel barrire di piccole bandiere, insieme ai ricordi, veri o immaginati, dei suoi protagonisti.Gli occhi si fanno umidi, lucidi di fronte all'ennesimo capolavoro dello Studio Ghibli.
Dopo averci abituati alla lirica e sognante descrizione di paesaggi e situazioni fantastiche, (come ne Il castello errante di Howl o ne La Città incantata), il marchio Ghibli fotografa l'innocenza dell'amore, attraverso i colori di un Giappone andato, e mai più tornato, senza però abbandonare quell'accuratezza artistica che riempie di colori e di meraviglia gli occhi di chi si lascia, e si vuole far trasportare.
Impeccabile la regia di Goro Miyazaki (figlio del maestro Hayao), che dopo la fatica de I Racconti di Terramare, si misura con un pezzo di Storia del suo Paese, con l'indagine del sociale e insieme del cuore, che sublima la delicatezza del gesto, dello sguardo rubato, dell'amore celato o urlato per ciò che è stato, o che può ancora essere. Nostalgia che traspare anche dall'utilizzo di testi cantanti in lingua, e che la Lucky Red ha preferito non tradurre, per mantenere vivo questo profondo legame con la storia narrata.
Dopo l'applauditissima anteprima al Lucca Movie Comics and Games 2012, La Collina Dei Papaveri arriva dunque nelle sale italiane, eccezionalmente per un solo giorno, il 6 novembre 2012, distribuito e doppiato dalla Lucky Red.
Una occasione per deliziare occhi e cuore, e riscoprire il culto della memoria, del Tempo e della Storia.
Gianluigi Fanelli
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