"Abbiamo scoperto questo posto bellissimo in cui si mangia benissimo e si spende pochissimo! Magari è la volta buona che ti parliamo meglio di ernest...".
"La fogna" è una trattoria dalle parti di Zocca a circa 40 minuti di macchina dal centro di Bologna, durante il tragitto Sara e Francesco ci raccontano con entusiasmo di questo posto in cui "bisogna assolutamente prendere la pasta!". C'è tutto quello che ci hanno promesso, il quindicenne che serve ai tavoli, le tagliatelle fatte a mano e le enormi bistecche che strabordano dai piatti dei vicini. Non c'è Vincenzo, il terzo ernest ora in Giappone, ci sono però Davide e Ottavia, due conterranei di Sara che con lei mi mettono finalmente al corrente di qualsiasi pettegolezzo su ogni pordenonese o sacilese di loro conoscenza, molto interessanti ma... non dovevate parlare di ernest?
Amareggiata per la mancata intervista torno a casa e decido di ascoltare un po' di musica. Ma invece dei Bright Eyes - che chissà perché me li aveva fatti venire in mente ernest - ad un certo punto partono sopra il ronzio di un motore le note di "So what", e sulla tromba di Miles Davis Sara e Francesco raccontano per circa 40 minuti di questa nuova etichetta "che produce albi a fumetti, libri, cd e riviste sui tramezzini e su altri argomenti bizzarri"...

Chi è e cosa è ernest?
S: Ernest è innanzitutto noi tre, quindi Francesco, Vincent e la sottoscritta, Sara. E' un progetto editoriale ma non solo, perché è dedicato a tutte le nostre passioni quindi parte ovviamente dai fumetti ma sconfina poi nella musica, nella narrativa, nella saggistica, nella produzione di mobili, nella distribuzione di vini e altre cose assurde. Lo spirito è molto legato a delle cose che noi conosciamo direttamente. L'esempio che faccio sempre è: non pubblicheremo mai una rivista dedicata a Tom Waits perché è una cosa che ci può piacere ma è lontana da noi... Questa conoscenza diretta può anche non trasparire in modo esplicito a livello autobiografico ... è una cosa che ci dà forza perché ci permette di parlare di quello che vogliamo da un punto di vista che ha una sua originalità, che non è soltanto frutto di un nozionismo freddo o di una cultura acquisita a livello scolastico, non vissuta.
F: L'idea l'hanno avuta Sara e Vincenzo. All'inizio si pensava di fare una rivista poi abbiamo capito che partire così sarebbe stato un problema a livello economico, comunque siamo solo in tre...
S: In realtà più che una rivista io e Vincent volevamo fare un'antologia dedicata a tutte le cose che ci piacevano quindi fumetti, racconti, produzioni varie... all'inizio volevamo metterci anche un cd di musica in allegato, musica fatta da noi o da altri. Noi tre, in modo diverso, lavoriamo già con il fumetto, l'illustrazione, nel mondo dell'editoria in senso lato... però ci sono delle cose che ci interessano che non hanno nessun tipo di collocazione, sicuramente nessun tipo di collocazione commerciale... Per dire, io ho fatto un'intervista a un signore che ha un bar dove fa dei tramezzini... che cosa me ne faccio? Non ha senso, non ha un suo valore di mercato... però io ho comunque interesse per questo tipo di cose e ho voglia di dar loro voce in qualche modo.

Ma questa intervista l'hai fatta prima della nascita di ernest?
S: No, non l'avevo fatta prima, ma durante ernest mi era venuta la voglia di farla.
F: Diciamo che abbiamo capito il potenziale che aveva, cioè il fatto di dare sfogo a certi nostri interessi, e siccome non eravamo legati a nessuna casa editrice potevamo sbizzarrirci, dare visibilità a cose che non avessero un mercato...
S: ... e anche proporle in un modo che è assolutamente anti-commerciale. Per esempio l'intervista fatta al signore che ha il bar dove fa i tramezzini è piegata in un modo che rende quasi impossibile la lettura perché o decidi di tenere il tramezzino piegato a tramezzino o...
F: ... oppure non lo richiuderai mai più!

Da dove nasce il nome ernest?
F: Eravamo in casa mia e c'era questo libro, uno dei Meridiani della Mondadori... sai che dietro c'è la foto dell'autore, no? E allora mi è caduto l'occhio sul libro di Hemingway e ho detto: "Ernest!" e poi Sara l'ha elaborato di più e l'ha reso molto più interessante legandolo a quest'opera teatrale di Oscar Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernesto... che forse in italiano sarebbe più adatto dire L'importanza di chiamarsi Franco perché il doppio senso viene meglio... è l'atteggiamento di onestà che cerchiamo... per questo in ernest mi sono soprannominato Franco... Mentre la virgola l'abbiamo messa perché ci piaceva... io e Vincenzo avevamo questo trip di mettere della punteggiatura nel titolo...
S: ... perché subiscono il fascino della grammatica! Poi io ci ho trovato una spiegazione... ernest non è l'unica cosa che facciamo ma è parte dell'elenco delle nostre attività personali e negli elenchi, si sa, ci sono le virgole...

L'idea dei gadget-bottoni come è nata?
F: Stavamo cercando un logo. All'inizio avevamo avuto l'idea della carpa Koi, questo pesce giapponese maculato rosso... lì per la prima volta si è presentato il problema dell'approccio di ernest, che era appunto il sottolineare qualcosa che fosse legato alla nostra esperienza personale. Di conseguenza il pesce Koi, che in Italia non esiste e che è legato alla cultura giapponese, non poteva rappresentarci, era fuori tema...
S: ... rappresentava l'esatto contrario, una cosa esteticamente bella ma senza significato...
F: ... per noi. C'è questa frase di Pavese che ha trovato Sara. Quando lui era al confino in Calabria osservava le rocce tipiche di quel paesaggio ma non riusciva a farne argomento della sua poesia perché non gli appartenevano... se queste rocce, che lui definiva rosse e lunari, fossero state in Piemonte, "allora sì che avrei saputo assimilarle e trasformarle in poesia"... Questo per sottolineare il fatto che una cosa lontana da te è difficile che possa veramente trovare in te la chiave giusta per essere comunicata. Nelle cose che non conosci non trovi le sfaccettature interessanti perché non le hai vissute. Non basta conoscere una cosa, bisogna avercela dentro per parlarne con la giusta chiave... e quindi alla fine ci era venuto in mente il bottone perché quando ero piccolo mia madre faceva la sarta e sono sempre stato in quel tipo di ambiente... Nel frattempo pensavamo anche ad una spilla perché è un gadget che funziona, quindi ci è venuta l'idea di fare la spilla con l'immagine di un bottone.. poi abbiamo detto: no! facciamo un bottone con la spilla dietro. Dopodichè il bottone è diventato il nostro logo...
S: ... Siamo andati dalla vecchia capa della mamma di Francesco, che ci ha portati da questo signore che con sua moglie aveva una merceria, e tutti i venditori di bottoni di Bologna ci raccontavano di lui che aveva divorziato dalla moglie... grazie a questo pettegolezzo siamo riusciti a trovare il negozio.
F: La merceria di Dario non si notava neanche, la vetrina era sporca, non si vedeva nulla, e dentro era un casino... insomma, alla fine si è creata una situazione che meritava di essere raccontata.
S: Ed è stata la prima che ci è venuto in mente di raccontare...
F: E' chiaro che siamo andati in cerca di una certa cosa automaticamente, non siamo andati a cercare dei bottoni in un ipermercato... volevamo un certo tipo di bottone che ci comunicasse qualcosa, e guarda caso l'abbiamo trovato in un posto che a sua volta ci raccontava un mondo. Quelli sono bottoni che adesso sono fuori produzione, li abbiamo venduti tutti e ora ci tocca cercarne altri... erano una giacenza degli anni '60 e ora dobbiamo trovarne un altro tipo, bello quanto quelli. Forse col nuovo bottone salterà fuori un'altra storia...

Sul retro dei cartoncini che date con i bottoni-gadget definite ernest "come una festa in giardino a fine maggio con i palloncini colorati sugli alberi, i segnaposto scritti a mano e gli amici che arrivano con torte salate e dolci fatti in casa"...
S: La definizione di ernest sta proprio a simbolo di quello che facciamo, usiamo dei mezzi semplici come i palloncini nel caso della festa o i cartoncini che fanno da copertina ai nostri albi perché non abbiamo i soldi per stampare le copertine in tipografia... e quindi ci siamo dovuti ingegnare per ottenere un effetto grafico molto piacevole con mezzi molto poveri...
F: In ogni albetto che produciamo, con i limiti che abbiamo, cerchiamo di capire come agire... per ora non abbiamo intenzione di investire troppi soldi anche perché non li abbiamo... e man mano ci ingegniamo su come trovare l'opzione migliore...
S: La nuova evoluzione! Arriviamo finalmente dagli anni '50 agli anni '80 con la Dymo...
F: ... quella cosa per scrivere a pressione con le strisce di plastica adesive, così la scritta viene in rilievo. Quindi i nostri fumetti avranno, ma è ancora un'ipotesi, la copertina monocromatica con sopra la scritta in rilievo appiccicata, fatta singolarmente e personalizzata...
F: ... non abbiamo una tiratura di 1000 copie quindi possiamo farlo, e sbizzarrirci.
S: L'aspetto del portare una torta alla festa è invece la partecipazione che abbiamo ricevuto da subito durante la nostra presentazione ufficiale al Napoli Comicon da parte di tutti i nostri amici... tu spieghi qual è la filosofia...
F: ... spieghi il modo in cui lavorano le persone che ci interessano e subito le persone a cui lo stai raccontando si sentono in dovere, in senso buono, di raccontarti una loro esperienza... ad esempio c'è Manuele Fior che ci ha parlato della nonna che fa questi disegni per lui... quello che ci interessa è questo legame.
S: ernest genera altro ernest perché ogni volta che vendi o fai vedere una copia di un qualsiasi lavoro che abbiamo prodotto ad un'altra persona, racconti delle storie e ne ricevi all'infinito, e conosci persone, non vendi un prodotto... Alla fine c'è uno scambio.
F: In più, per sottolineare questa curiosità che abbiamo per il rapporto tra la persona e il suo prodotto mettiamo un'introduzione, di solito scritta da noi, che aiuta ad avvicinarcisi in modo caldo, sottolineando gli aspetti interessanti di quella persona o del modo in cui si pone. E' una cosa che è nata poi facendola, abbiamo capito col tempo dove volevamo andare a parare. L'aspetto comune delle cose che finora abbiamo mostrato con ernest era il movente, il modo in cui le persone che andavamo a scovare si servivano delle loro abilità per fare un qualcosa di loro e personalissimo. Quel signore dell'intervista è un artista del tramezzino, fa i tramezzini come un pittore del ‘500 preparerebbe i pigmenti per dipingere... mille attenzioni a tutto, ai sapori e al procedimento per realizzarli. E così anche gli autori che abbiamo pubblicato, per ora pochi, come questo architetto di Sacile, Carletti... lui ha questo modo di disegnare personalissimo che è legato alla sua vita privata, a un suo bisogno, e non soltanto alla volontà di fare l'illustratore, anzi... lui non ha mai pensato di pubblicare, però i suoi disegni sono carichi di tutto il suo bisogno di disegnare, di osservare e di riprodurre certi aspetti della realtà e non altri. E' quello che ci sta sotto che ci interessa sottolineare...
S: ... questo però non vuol dire che le cose che scegliamo non abbiano una loro qualità, anzi. Se vai a guardare, i lavori di questo artista sono molto vicini a cose che in questo momento nel panorama fumettistico ci sembrano innovative. Nel libretto Melissa ha uno stile grafico molto moderno, non bada alla precisione del segno ma a rendere la velocità di un'espressione, che si manifesta in un attimo, e questo lo fa da quando era piccolo perché fino a una certa età non è riuscito a parlare, un blocco psicologico legato a sue questioni personali... e quest'abitudine l'ha accompagnato e l'accompagna tuttora. Lui è poi la stessa persona che ha inventato il nostro stand, le Gorilla Box... e tutti questi aspetti della sua creatività sono portati avanti in modo privato, non lo fa per esibizione, per vendita, per arrivismo, e neanche semplicemente per ricerca artistica... lo fa perché gli vengono delle idee che migliorano la sua vita privata...

...E quindi l'introduzione che avete scritto per il suo Melissa diventa parte integrante del prodotto finale...
S: I suoi disegni erano belli ma visti così potevano sembrare un esercizio di stile e il sapere che lui li aveva fatti per un suo bisogno privato li rendeva ancora più validi, questo senza negare il loro valore estetico e tecnico... e l'aspetto di raccontare la storia che sta dietro ai disegni o all'oggetto - il gadget-bottone -, è per esplicitare una cosa che comunque c'è anche dietro gli oggetti del mercato industriale... Per dire, io ho un paio di scarpe da ginnastica "made in China" che però sono state fatte realmente da qualcuno anche se io non ho idea della persona che quella mattina si è svegliata e le ha cucite... le cose che noi produciamo sappiamo da dove vengono, e allora tanto vale raccontarlo.

Il primo approccio di ernest con il pubblico è stato al Comicon di Napoli. Come è andato l'esordio?
S: A Napoli Stefano Ricci e Anke Feuchtenberger sono venuti al nostro stand e hanno comprato tutto! La Feuchtenberger è la donna per la quale sono stati pensati gli orecchini rosa, fatti apposta per lei, e lei li ha comprati...
F: Quando c'era Stefano Ricci ero molto emozionato, ero proprio in brodo di giuggiole... e sembrava molto interessato.
S: Matt Madden ci ha poi scattato le foto come fossimo delle bestiole da zoo... io mi sono sentita come una delle scimmiette comuniste di Madagascar quando le fanno le foto...

Dopo il Comicon quale sarà la prossima tappa di ernest?
F: Adesso andremo al Crack! di Roma e lì dovrebbe uscire il diario dal Giappone di Vincenzo, che ha intitolato Pictures from life's Japanese side. E' un diario disegnato ma è molto interessante perché non è legato soltanto alla cultura giapponese, è un diario secondo la sua sensibilità...
S: ...dalle poche pagine che ci ha fatto vedere c'è moltissimo del panorama emotivo di Vincent...
F: Comunque, a Roma ci adatteremo all'ambiente che ci offrono, queste cellette... Le utilizzeremo in un modo che decideremo là, arredando la nostra con le Gorilla Box, con le quali si possono fare costruzioni molto interessanti e divertenti, in pieno spirito ernest.

Oltre al diario dal Giappone quali sono le vostre prossime idee?
S: Io sono una gran pettegola per cui anticipo cose che non potrei anticipare... ernest porta le persone a proporre delle cose con lo spirito di ernest, perché tutti vivono almeno una parte della propria vita con quell'approccio emotivo, caldo. Alcune persone insospettabili che fanno tutt'altro ci hanno per esempio raccontato aspetti della loro vita che noi non ci saremmo mai immaginati, tipo critici di fumetto che scopriamo essere grandi matematici, che hanno fatto dei teoremi...
F: ... che noi proporremo!
S: ... editori che in realtà sono degli scrittori, che scrivono per proprio piacere... e che nella loro produzione oltre alla fantascienza si sono dedicati ai racconti erotici. O come accennavamo prima, fumettisti che hanno delle nonne bravissime a disegnare...
F: ... Stiamo pensando ad una pubblicazione in cui ci saranno disegni legati a delle parentele strette e affettuose, quindi non solo per quel che riguarda Fior ma anche parenti di altri autori. Quindi metteremo i disegni della nonna di Manuele Fior e i disegni di Fior per la nonna, e poi i disegni di altre persone...
S: ... o disegni di fumettisti che conosciamo fatti quando erano piccoli. Per esempio c'è un ritratto del nonno di Francesco fatto da Francesco all'età di otto anni che è un capolavoro! Il problema dei disegni della nonna di Fior è che ce li dobbiamo contendere con una rivista norvegese...

Il primo fumetto pubblicato da ernest è Barcazza, di Francesco - o Franco - Cattani, vuoi parlarne?
F: Nonostante ernest si occupi di molte cose, per ora lo stiamo proponendo solo nell'ambito del fumetto. Barcazza è forse molto in linea con questo atteggiamento. L'avevo pensato inizialmente per me perché ne avevo bisogno però ernest è stato un detonatore... C'è stata l'occasione di Bilbolbul e ho capito che non volevo fare un'altra autoproduzione al vento, volevo darle un'etichetta, un divano dove stare, un contenitore che potesse darle un'identità, perché altrimenti le cose si perdono per strada... Barcazza nasce da un dialogo che ho trascritto dopo aver avuto un incontro con mia zia che mi chiedeva aiuto per suo figlio, mio cugino, un ragazzo di 14 anni un po' rampante... Lei come ogni persona ha un suo passato, ha avuto un'esperienza negativa con i suoi genitori, un po' castrante, e non voleva fare lo stesso errore col figlio. Io praticamente le ho detto, in senso buono, "tuo figlio ha bisogno di due calci nel sedere"... e lei in quel momento si è ritratta, si è messa a difendere il figlio. Io mi sono trovato nella situazione di fare da papà a questo ragazzo mentre i genitori lo difendevano... questa cosa mi ha dato da pensare, mi ha smosso. Dopo alcune settimane ho trascritto questi dialoghi perché ne sentivo il bisogno, li ho ripercorsi cercandone il senso, senza storpiarne la realtà... poi quando ho pensato di mettere la storia a fumetti tutto si è trasformato perché si è mischiato ad un'ambientazione che non riguardava minimamente quella originaria. I personaggi, ricontestualizzati, hanno preso una nuova logica, sono diventati altre persone, hanno cambiato i loro atteggiamenti, i loro tratti somatici, la loro storia... sono tutte cose che hanno influito nelle scelte fatte nei loro discorsi.

Quindi l'episodio con mia zia è stato un movente, poi tutto si è sviluppato automaticamente, da solo.

F:..Di tutti quei dialoghi ne ho utilizzati solo un quarto. Quando vai a costruire una recitazione, una realtà, poi la realtà va dove vuole lei, si crea un suo destino, e ogni personaggio muta la direzione della storia ed è probabile che certe cose che volevi dire poi non puoi più dirle... loro non le dicono e quindi non possono più essere dette, e alla fine ho perso tantissimo dei discorsi che volevo fare. Però sono contento perché in questo modo non ho utilizzato il fumetto per fare una morale, questo non mi interessa.

Quei dialoghi sono curiosi perché nel loro essere sconnessi e inconcludenti comunicano effettivamente delle relazioni incompiute, situazioni di incomunicabilità che vengono fuori senza essere dette, spiegate...
F: Non si tratta di raccontare il mio pensiero, di fare il compitino ... penso che il fumetto, e questo vale per i racconti in generale, sia un piccolo mondo che esiste al di là di chi lo scrive.

Dove si può trovare ernest? Avete già pensato alla distribuzione?
S: Il problema della distribuzione per ora non si pone perché abbiamo realizzato troppe poche copie! Il fatto è che vengono tutte fotocopiate e pinzate e rifilate manualmente dai sottoscritti, una per una, e finisce che a qualsiasi evento a cui abbiamo partecipato (per ora il Comicon e la mostra di Filosa e Cattani a Roma al Fanfulla 101) esauriamo il materiale a disposizione... ma innanzitutto attiveremo a breve (dopo l'estate) lo shop online e poi ci prodigheremo per portare tutte le nostre uscite in quei negozi, circoli, librerie che sono aperte a questo tipo di produzioni, come ad esempio Modo Infoshop a Bologna dove qualcosa già si trova (Barcazza), e ovviamente sul blog ci sarà l'elenco dettagliato di questi punti vendita, siamo in tre e con il nostro privato (origini, città di studio, amicizie) copriamo tutta l'Italia e oltre. Infatti da settembre sia il blog che le pubblicazioni saranno bilingui (italiano-inglese).

Non avete poi parlato delle proposte musicali, che non si sono ancora viste...
S: per questo il più competente è Vinz, per cui stiamo attendendo il suo rientro dal Giappone, però a Fumetti in TV io in teoria dovrei fare una piccola esibizione live, sempre che mi ricordi di presentarmi alla serata... l'anno scorso ho deciso di partire per le vacanze proprio qualche giorno prima dimenticandomene completamente... quindi quest'anno devo esserci e fare qualcosa che valga la pena di essere visto, non so suonare bene per questo difendo anacronisticamente la filosofia punk e mi improvviso in un simpatico cabaret. Speriamo bene...

(intervista di Samantha Luciani)

contatti: Blog - Tumblr