Forse non tutti sanno che il padre del Cubismo, Pablo Picasso, fu anche un appassionato lettore di fumetti. In particolare de i Katzenjammer Kids o del capolavoro Krazy Kat.
Dalla passione per il fumetto l’artista trasse ispirazione nel proprio lavoro.
Tale influenza è particolarmnete rilrvante in Sueños y mentiras de Franco (Sogni e menzogne di Franco) del 1937. Si tratta di due fogli – due incisioni in acquaforte e in acquatinta – ciascuna contenente nove vignette. I fogli vennero venduti insieme, sotto forma di stampe raccolte in una cartellina, accompagnate da una sorta di poema surrealista dedicato alla situazione politico-militare dell’epoca. L’opera venne realizzata, per il primo foglio e mezzo circa, in due giorni, 8 e 9 gennaio 1937. Le ultime quattro vignette del secondo foglio vennero invece aggiunte mesi dopo, e concluse il 7 giugno. Nel mezzo, il bombardamento di Guernica.
L’ispirazione del fumetto di Picasso nasceva dal desiderio di esprimersi contro la sollevazione militare di Francisco Franco, del luglio 1936. L’obiettivo era farne del materiale con il quale raccogliere fondi per la causa repubblicana: l’idea iniziale di Picasso era infatti di realizzare 18 cartoline, da vendere nel padiglione spagnolo all’Esposizione Universale di Parigi. Ma non andò così. Negli stessi giorni in cui lavorava alle incisioni, all’inizio di gennaio, l’artista venne contattato dai rappresentanti del governo spagnolo con una richiesta che lo spiazzò, trovandolo contrariato: realizzare un’opera da esporre all’Esposizione Universale di Parigi di quell’anno. Un’opera il cui contenuto fosse un esplicito sostegno alla Repubblica. Ma Picasso non si riteneva un artista ‘politico’, né uno che lavorava su commissione. E accettare non fu semplice né scontato. Al punto che le difficoltà si tradussero in mesi senza idee, fino all’ultimo, ovvero ai primi di maggio. Tuttavia, in quei due giorni di gennaio, Picasso realizzò comunque un' opera "politica": in Sueños y mentiras de Franco il generale viene rappresentato come un mostro impegnato in azioni spregevoli, folli e grottesche.
Nella prima tavola del fumetto, Franco si crede un cavaliere cristiano a difesa della Spagna, ma sia il suo cavallo che il sole si prendono gioco di lui; si rappresenta come erede della cultura spagnola e della cristianità che sogna di difendere (inginocchiandosi di fronte a un simbolo che, però, da ostensorio è mutato in una moneta, a indicare la corruzione e compromissione della Chiesa col regime), mentre in realtà la distrugge, prendendo a picconate una opera d’arte; ed è ridicolizzato da un travestimento femminile; e il suo cavallo – che in una vignetta è il suo stesso sesso – alla fine non si rivela altro che un maiale.
Il 26 aprile 1937 la cittadina di Guernica viene bombardata da alcuni aerei tedeschi (e italiani). Picasso trova in questo dramma l’ispirazione per l’opera commissionata dal governo spagnolo, che inizia a realizzare dall’11 maggio, e conclude il 4 giugno. Guernica verrà esposta al padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi solo dal 12 luglio. E segnerà la storia – e l’arte – del XX secolo.
In quel clima l’artista trova l’idea per riprendere anche il fumetto. E nella seconda tavola abbandona l’umorismo grottesco e lo stile grafico più cartoonistico, passando dalla tecnica dell’acquaforte all’acquatinta, e mettendo in scena tutta l’energia deformante della violenza bellica. Nelle prime tre vignette già apparivano i cadaveri di una ragazza e un cavallo, conseguenze dell’azione di Franco; e il toro – simbolo del popolo spagnolo – che lo affrontava. A partire dal 25 maggio, nelle vignette aggiuntive (completate il 7 giugno), Picasso aggiunge al secondo blocco di incisioni una sequenza che proviene da Guernica: una madre che fugge disperata trascinando un bambino morto tra le braccia. Da quel punto in poi, Picasso decide di non separare più le vignette. Realizza coSì la serie di due stampe dal linguaggio semplice, chiaro, economico.
E nel giugno del 1937 il capolavoro di Guernica trova la sua conclusione.