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Intervista a Francesca Popolizio
Francesca Popolizio, la giovane artista che ha vinto lo scorso anno il Premio Iceberg all'interno del concorso Flashfumetto Siamo Lieti di averla tra noi - I racconti di Stefano Benni a fumetti, è appena rientrata dal suo periodo di residenza artistica in Francia, presso l'ECLA - écrit cinéma livre audiovisue di Bordeaux. L'abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare come ha vissuto questa esperienza.
D: Ciao Francesca, ci vuoi spiegare meglio cos'é l'Ecla, com'è organizzata, di cosa si occupa?
R: Ecla l'ho visitata solo una volta, è collocata in periferia e mi incontravo con le mie referenti, Lucie e Corinne, in centro.
Mi sono fatta questa idea: un ente o associazione culturale ben finanziato dalla regione Aquitania che avendo a disposizione un buon badget può sviluppare in maniera ottimale una serie di iniziative atte a dare sostegno e visibilità a varie forme d'arte.
I vari dipartimenti sono gestiti da tante figure professionali in un sistema organizzato e ben oliato. Tutto si traduce in efficienza e qualità.
Sarebbe però riduttivo pensare al solo meccanismo di uffici efficienti. Mi è sembrato anche che Ecla, forse come può essere Hamelin qua a Bologna, sia una grande famiglia con la passione per l'arte.
D: Come ti hanno accolta? Dove eri alloggiata, avevi un tuo studio? Ti hanno dato consigli utili su come muoverti in città, su cosa fare, luoghi da vedere, ecc.. ?
R: Mi hanno accolto come non avrei mai immaginato. Tanti confort. Mi hanno fatto trovare in casa persino la spesa per i primi giorni! Ogni cosa era curata in ogni minimo dettaglio e Corinne e Lucie, hanno saputo mettermi a mio agio da subito. Sono due persone straodinarie e con un esperienza molto ampia in "accoglienza" per via delle numerose residenze artistiche. Nell'appartamento c'erano diverse mappe della città e una brochure con numeri di telefono di ogni genere, informazioni necessarie, punti d'interesse per i trasporti: tutto ciò che può essere importante per una straniera. E ciò mi ha fatto sentire a casa. Mi hanno dato la sicurezza che se ci fosse stato qualsiasi problema loro sarebbero state lì con me e così è stato. Sono ancora commossa da una tale dedizione e cura.
La casa, nel centro storico, era molto grande ed era accessoriata meglio di casa mia!
Avevo uno studio all'interno dell'appartamento, al piano superiore, con computer, scanner e stampante, ma ho sempre lavorato nella stanza principale a piano terra, su un tavolone grande, come piace a me.
Ho avuto la fortuna di legare con alcuni autori, conosciuti durante il primo pranzo ufficiale. Mi hanno invitato a lavorare con loro e mi hanno ospitato nei loro laboratori-atelier per molte giornate, convincendomi che da soli in casa tutto il giorno si lavora meno bene. Anzi, si esce pazzi! Dividere i luoghi della vita privata da quelli della vita lavorativa rende meno alienati. Inoltre sono punti di incontro-scambio quotidiano, essendo spazi condivisi tra più persone, variabili da 4 a 8.
Bordeaux è piena di queste tane-atelier e questa è una differenza notevole rispetto ad altre città dove ho abitato.
Le librerie sono un altro punto di incontro notevole, è un piacere vedere tanta gente con libri in mano scambiarsi opinioni. Quando entri in libreria ne esci ubriaco.
D: Ti hanno coinvolto in qualche iniziativa particolare (incontri, workshop, corsi...)?
R: Ho fatto un incontro all'esmi (www.esmi-bordeaux.net/ ), interviste ufficiali, e ho partecipato alla riunione in cui selezionavano il residente a Bologna e infine Angouleme.
Più che altro, grazie all'Ecla, ho incontrato persone, tanti "addetti ai lavori": librai, bibliotecari, associazioni, editori, scrittori, non solo disegnatori.
Lavorare col disegno è una cosa un pò più normale rispetto alla mia esperienza, una cosa possibile. La diffusione del fumetto o del libro illustrato probabilmente deriva da una buona educazione ai media, dalla distribuzione, ma soprattutto credo dipenda dai lettori. Molti di più, molto più onnivori.
La cosa che mi stupisce più di tutto è la curiosità, tutti sono curiosi del tuo lavoro. Anche i passanti che ti vedono disegnare all'aperto si incuriosiscono e si fermano a fare due chiacchiere. Sarà l'effetto residenza? Non lo so. So solo che molti hanno sprecato volentieri 5minuti con me, tutto sommato alle prime armi.
La passione è contagiosa, lo scambio è un abitudine, la curiosità la parola d'ordine.
D: Obiettivo della residenza era sviluppare un progetto, ci vuoi raccontare a cosa hai lavorato?
R: Ho lavorato al fumetto che sto portando avanti da un po', sulla vita di un personaggio a cui inizia a crescere una pianta rampicante, una clematide, in un orecchio. Molto lento, quasi muto.
Inoltre ho progettato e abbozzato la rilettura di "Scarpette rosse": quest'ultimo sarà un racconto affidato solo alle immagini, è mia intenzione riscrivere un pò il senso della fiaba di Andersen. C'è qualcosa che non mi torna in quella fiaba, nonostante l'amore per le le immagini fiabesche della storia in questione.
D: Durante la tua permanenza, hai avuto modo di conoscere qualche illustratore francese? In generale, che idea ti sei fatta della scena artistica a Bordeaux e Francia? Sappiamo ad esempio che sei anche stata a Angouleme. Era la prima volta? Ci racconti un po' com'è andata, se qualcosa in particolare ti ha colpito, se hai notato delle differenze con i principali festival di fumetto italiani?
R: Angouleme è un festival incredibile, non bastano due giorni se vuoi vederlo per bene tutto. Anche perchè non ho mai visto così tanta gente concentrata davanti agli stand.
Io ricordo solo che sono stata risucchiata dallo stand Editori Indipendenti e che non ne sarei più uscita. Io una cosa così non l'ho vista mai. Ho deciso di saltare a malincuore tutti gli incontri (anche per le difficoltà linguistiche), ho preferito gli stand e le mostre, approfondire tante conoscenze, spulciare e comprare libri di autori mai sentiti nominare. Quanta varietà!
Ho cercato di arrivare dappertutto ma credo che io mi sia persa tante cose lo stesso. Son state giornate faticose e piene, bisognerà che mi organizzi per il prossimo anno.
D: Pensi che questa residenza sia stata un'esperienza positiva per te, e potrà portare a futuri sviluppi e opportunità?
R: Durante questa residenza ho scoperto un modo di lavorare sereno, gli atelier sono una cosa da importare secondo me.
Dalle chiacchierate con i vari autori viene fuori una cosa vecchia come il mondo ma importante da tener presente: la professionalità è frutto dell'esperienza. Bisogna trovare il modo di farla, cimentandosi con tanti lavori. In francia ci sono più opportunità che questo accada nonostante la crisi sembra abbia colpito anche l'editoria francese.
La residenza è stata un bella esperienza e chissà, forse si apriranno nuove opportunità oppure no. Sicuramente l'opportunità di stringere amicizie in ambienti diversi è sempre un grande bottino.
Dal punto di vista lavorativo invece tutto dipenderà da me e non dalla residenza.
(La redazione)