In occasione dell'uscita del Maxi Dylan Dog 2010, la redazione di Flashfumetto intervista per voi Andrea Cavaletto, fumettista torinese che proprio sul maxi di quest'anno vede pubblicata la prima storia di Dylan Dog da lui sceneggiata.

1 - Ciao Andrea, che ne dici di presentarti ai lettori di Flashfumetto? Chi è Andrea Cavaletto e cosa fa nella vita?
Ho 34 anni, vivo a Salassa, un piccolo paesino della provincia torinese, ho una moglie e un gatto nero. Mi trovo a mio agio con tutto ciò che è horror e mi destreggio tra graphic design, illustrazione, fumetti, racconti e sceneggiature (anche cinematografiche).

2 - Tra le altre cose, sei lo sceneggiatore di una delle storie del Maxi Dylan Dog 2010, L'Armata di pietra (per i disegni di Montanari&Grassani). Di cosa parla la tua storia?
Nella storia in questione l'indagatore dell'incubo sarà in trasferta in un villaggio del Galles assediato da un'orda di famelici Trolls.

3 - Come sei entrato a far parte dello staff dell'indagatore dell'incubo?
Ho proposto alcuni soggetti all'allora editor di testata Mauro Marcheselli. Lui li ha vagliati insieme a Giovanni Gualdoni (che ha da poco preso il suo posto come capo redattore) e sembrava che uno di questi potesse essere adatto per lo sviluppo di una sceneggiatura. Ho seguito tutti i consigli della redazione e, dopo un lunghissimo anno di duro lavoro, prove e fatiche, ho dato alla luce la mia prima sceneggiatura completa di Dylan Dog.

4 - Qual è il tuo approccio al personaggio Dylan Dog e ai suoi comprimari? Sei un fan di vecchia data?
Seguo la serie fin dal primo numero. E' indubbio che il personaggio di Sclavi ha influenzato non poco il mio modo di vedere e fare fumetto, quindi non puoi immaginare la mia felicità quando ho saputo di essere entrato finalmente a far parte della scuderia dylaniata.

5 - Si dice che uno dei "contro" di lavorare in Bonelli sia la presenza di alcuni "paletti" da non superare. Dato per scontato che in una grande casa editrice che si occupa di fumetto popolare ci debbano essere delle regole precise sulle quali non ha alcun senso sindacare, ti sei sentito limitato nella tua creatività?
Io non li vedo come dei "contro" ma li considero dei "pro". Mi spiego: vengo da un ambiente (quello indipendente) dove è vero che si è padroni di fare (quasi) ciò che si vuole, ma le figure che ti possono seguire, consigliare e insegnare il mestiere scarseggiano, quindi rischi di formarti portandoti dietro grosse lacune che non faranno mai di te un professionista. Sei un po' un cavallo selvaggio che non sa bene dove sta andando. Invece in Bonelli (come in ogni grande azienda) non sei lasciato allo stato brado e ci sono persone preparate che ti aiutano ad esprimere le tue potenzialità. Poi è ovvio che questo potenziale deve essere totalmente asservito al personaggio che stai scrivendo e che non è tuo, quindi devi trattarlo con rispetto cercando di evitare inutili forzature che lo snaturerebbero.

6 - Ti trovi a tuo agio - in qualità di sceneggiatore - con la cosiddetta "gabbia bonelliana", che prevede tavole con vignette disposte su tre striscie?
Assolutamente. Quasi tutto ciò che ho scritto nel campo del fumetto parte da una "gabbia bonelliana". Mi piace perchè è pulita, chiara e rende bene la sequenzialità delle azioni.

7 - Immagino che chi si avventura nella sua prima sceneggiatura per Dylan Dog debba affrontare un periodo di "gavetta". Qual è stata la tua esperienza da questo punto di vista?
Come ho già forse accennato nelle risposte precedenti, ho lavorato sulla mia prima storia per un intero, lungo anno. Comunque secondo me la gavetta per un bravo scrittore non deve finire mai. Nel senso che finchè ti senti in prova magari non sei mai sicuro al 100% di quanto di buono stai facendo, ma è certo che darai il massimo per soddisfare tutti (redazione, critica e pubblico). Quando pensi che la "gavetta" sia finita, temo che subentri una sorta di freddo manierismo che uccide la passione. Secondo me la passione è la costante fondamentale per scrivere belle storie.

8 - Oltre che sceneggiatore sei disegnatore. Ci saranno possibilità di vederti lavorare sull'indagatore dell'incubo anche in questa veste?
Non credo proprio. Mi piacerebbe tantissimo ma temo che il mio stile sperimentale/fotografico sia davvero troppo distante dai canoni bonelliani.

9 - A cosa stai lavorando in questo momento? Ci sono altre tue storie dylaniate in vista?
Ho scritto altre due storie che vedono protagonista l'inquilino di Craven Road: una sarà illustrata da Piccatto, l'altra deve ancora essere assegnata. Poi, ovviamente, spero di poter continuare la collaborazione alla serie. E, parallelamente, continuo a scrivere sceneggiature per il cinema e a lavorare come creativo. In più, ci sono alcuni interessanti progetti fumettistici originali ed extra Bonelli che sto portando avanti.

10 - Qual è il tuo rapporto con il vasto mondo del cinema e della letteratura horror? Quali sono i tuoi autori preferiti e quali quelli di riferimento?
Per il cinema: TAKASHI MIIKE
Per la letteratura: CLIVE BARKER
Poi seguo anche tutti gli altri, ma per me i due tizi che ho appena citato sono semplicemente inarrivabili.

11 - Che cos'è Dibbuk?
Un demone della tradizione ebraica. E' il mostruoso e sanguinario protagonista della graphic novel a fumetti omonima pubblicata da Edizioni BD, scritta da me e disegnata da Luca Maresca, da un'idea di Stefano Santarelli.

12 - Per concludere, hai consigli per chi vorrebbe, un domani, arrivare a lavorare in Bonelli come sceneggiatore o come disegnatore?
Mah, guarda, per quanto ne so le serie Bonelli sono ormai "blindate", soprattutto per quanto riguarda gli sceneggiatori. In particolare, so che proprio riguardo all'Indagatore dell'Incubo, la redazione non sembra intenzionata a cercare nuovi rapporti di collaborazione, almeno per il prossimo futuro. Comunque, ci sono altre realtà italiane (emergenti o già consolidate) che possono essere un'ottima base di partenza su cui farsi le ossa. Io stesso d'altronde sono abituato a guardarmi sempre intorno. L'opportunità può essere proprio lì dietro l'angolo. Il mio consiglio è comunque di leggere molto, esercitarsi di più, credere in se stessi e nei propri sogni, e soprattutto fare tanta, tanta gavetta. Sempre.

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Alessandro Diele (12/7/2010)

Opere di Andrea Cavaletto recensite su Flashfumetto
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