Dopo la prima stesura di questa graphic novel avvenuta 8 anni fa, Ausonia conclude in 264 pagine a texture sporca e brossurata la sua ultima produzione edita da Coconino Press. Disegnato interamente con l’esclusivo utilizzo della grafite, l’artista ha volutamente posto l’accento su una scelta stilistica dai toni opachi e ambrati che ci trasportano, contrariamente al tema trattato, in una realtà di paese sottomesso al virus che lo circonda senza mai scendere nel noir. ABC non è l’ennesimo libro sui morti, i vivi e i non morti, ma un pretesto per raccontare secondo varie chiavi di lettura quella che è la malattia della morte. Un accento posto non sulla morte stessa ma sulla paura della perdita. La protagonista è Laura, una diciannovenne che dopo la morte dell’amata nonna e la perdita dell’amore, ammalatosi di morte, abbandona gli studi per perseguire, rigorosamente in bici, il percorso della postina. 

In una realtà che è suddivisa in vita, mezza vita/mezza morte e morte, si coglie come tutto abbia un limite, ma quando questo ci si presenta davanti che cosa succede? Un pittore comprende nonostante tutto che la superficie sulla quale stende la sua arte avrà sempre e comunque una sua cornice, sia essa costituita da pareti o dall’orizzonte. Un tempo dilatato nel quale si vorrebbe spogliare le cose e le persone per trasformarle in esseri conformi e indistinti esulando dalla più comune classificazione in “ABC”. Laura, attraverso i personaggi che le ruotano attorno, s’interroga sui cambiamenti personali e del mondo che la circonda, sulle limitazioni del possesso che effettivamente si ha delle altre persone, poiché mai realmente forse potranno appartenerci.  

Dopo il successo di “Pinocchio - storia di un bambino”, graphic novel dal fascino macabro che indaga temi reali e strazianti, Ausonia ci propone su quella falsariga il nuovo progetto. Una narrazione creata sapientemente seguendo il passaggio tra l’età adolescenziale e quella adulta della protagonista che, in toni pacati e mai scontati, ci da la visione della reale difficoltà del distacco dalle persone care nonostante la possibilità di avere con loro un ultimo e triste incontro ravvicinato. 

Non rimane infine che un’ultima consapevolezza: non è consolante, è triste realtà, ma si può essere davvero “vicini” alle persone “lontane” solo condividendo i luoghi calpestati coi propri piedi, gli oggetti toccati con le proprie mani e tramite altre casualità di un mondo che non tiene conto di due persone.

 

Alessia Curcio