Il Panopticon è una struttura carceraria ipotetica concepita alla fine del diciottesimo secolo dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Come suggerisce il nome stesso, il principio su cui si reggeva l'edificio era la possibilità di osservare tutto ciò che accadeva al suo interno da un solo punto di osservazione. In questo modo sarebbe stato sufficiente un solo guardiano per tenere d'occhio tutti i detenuti, che a loro volta avrebbero avuto la consapevolezza di essere costantemente osservati pur senza poter vedere il loro osservatore.

Una storia del Panopticon, graphic novel scritta e disegnata dall'artista texano Greg Ruth e pubblicata recentemente in Italia da Comma 22, applica questo medesimo concetto in due diverse direzioni. Dal punto di vista della trama, è forte la sensazione che i personaggi siano costantemente osservati da una qualche entità superiore, misteriosa e imperscrutabile, la cui sola presenza li guida nelle loro scelte. Dal punto di vista dei meccanismi narrativi invece è il lettore stesso che viene messo nella condizione di essere "l'osservatore di tutto" e getta il suo sguardo sulle vicende degli inquilini (dottori e pazienti) dell'ospedale psichiatrico in cui si svolge l'intera vicenda.

La trama, in due parole: tra le mura dell'ospedale psichiatrico Bentham si intrecciano le vicende di alcuni pazienti (una donna accusata dello sterminio della sua famiglia, un ragazzino che parla una lingua arcaica e misteriosa, due gemelli visionari) e del personale medico. All'avvicinarsi del giorno dell'equinozio, forze mistiche e potenti serpeggiano per le vie del Panopticon pronte a scatenarsi, e tra omidici e fenomeni inspiegabili emergono memorie di un passato violento e dimenticato che lega i protagonisti di questa storia a una società segreta dedita a esperimenti sospesi tra magia e scienza.

La narrazione si dipana toccando spesso i registri dell'onirico e dell'inspiegabile: numerose le questioni che si aprono, numerosi i segreti e i misteri che vengono accennati ma che non ricevono una risposta piena e definitiva, mentre l'atmosfera si fa sempre più tesa e inquietante. Lo stile di Ruth si sposa pienamente con queste caratteristiche, muovendosi lungo due direttive: ruvidezza e chiaroscuro. Lo storytelling è spesso (volutamente) stridente e le immagini sembrano talvolta in disaccordo con il parlato, nonostante le inquadrature dal taglio molto cinematografico. Il disegno si fa graffiante pur nel suo realismo grazie a una spasmodica attenzione per i dettagli, un sapiente uso del tratteggio e un'inchiostrazione quasi totalmente a Bic, che lascia talvolta spazio alla nuda matita. In tutto questo, il buio e la luce si fanno personaggi al pari dei dottori e dei pazienti del Bentham e gli effetti di chiaroscuro non sono solo una spia della raffinatezza tecnica di Ruth, ma ci parlano di una realtà continuamente in sospeso tra il bene e il male, dove nulla è mai quello che sembra e il confine tra realtà è follia è sottile quanto un tratto di matita.

Una storia del Panopticon
Greg Ruth
Comma 22
Brossurato
168 pagine in bianco e nero
14 euro

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Alessandro Diele, 7 giugno 2010