È visitabile fino al 19 dicembre, nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, la mostra di disegni e dipinti Leone Pancaldi. Un architetto pittore, dedicata alle opere dell’artista bolognese scomparso nel 1995. L’esposizione, a cura di Vincenza Riccardi Scassellati e Giuliano Pancaldi e con l’allestimento di Rinaldo Novali.

Perché coltivare insieme la pittura e l’architettura? Come accordare una pratica perlopiù individuale e solitaria come la pittura con un’arte sociale e collettiva quale l’architettura? Come farlo in un mondo consapevole della tradizione classica, ma che si sente “moderno” e al passo con le avanguardie, in un contesto segnato da guerre e rivoluzioni tecnologiche e politiche che hanno cambiato la faccia del pianeta? Se dobbiamo giudicare dall’opera di Leone Pancaldi (1915-1995), il segreto e le potenzialità di questa pratica mista vanno cercate nell’adesione, umile e insieme ardita, ai mezzi concreti utilizzati nelle due arti. Un’adesione che, insieme con il disegnare, il dipingere e l’inventare nuovi spazi porta con sé la curiosità per il lavoro di artisti e artigiani impegnati nella produzione di oggetti. Il disegno diventa per il pittore architetto l’occasione per esaltare le potenzialità espressive dei materiali e del lavoro, si tratti della matita, dei colori ad olio o del legno, del bronzo, del vetro degli exhibit di una mostra o di un arredo domestico; oppure del cemento chiaro – segnato dall’impronta del legno utilizzato per plasmarlo – che Pancaldi prediligeva nelle sue grandi architetture pubbliche e private. Non stupisce che, nell’Italia del dopoguerra e della ricostruzione, il successo gli abbia arriso soprattutto come architetto, e neppure che la sua produzione, la quale rivela una larga conoscenza degli sviluppi internazionali della pittura e dell’architettura del Novecento, si sia concentrata a Bologna.

Maggiori informazioni le trovate qui.