BeccoGiallo è una giovane casa editrice italiana che progetta e pubblica libri a fumetti d'impegno civile.
Attiva dal 2005 nel cuore di Padova, fondata e diretta da Guido Ostanel e Federico Zaghis, è stata giudicata Migliore Iniziativa Editoriale dell'anno a Lucca Comics & Games "per l'impegno, la coerenza e il coraggio dimostrato in un contesto politico e sociale dove è diventato troppo facile dimenticare."
Il nome è un omaggio alla coraggiosa esperienza editoriale del foglio satirico antifascista "Il Becco Giallo", che negli anni Venti utilizzava il disegno per criticare e incalzare il potere: il suo simbolo era un merlo con il becco sempre aperto, a gridare verità che non si volevano divulgare.
BeccoGiallo ha in catalogo una sessantina di titoli: tra i più noti e premiati, "Peppino Impastato", "Piazza Fontana", "Il delitto Pasolini", "La strage di Bologna", "Dossier Genova G8", "Ilaria Alpi", "Ustica", "Porto Marghera", "Ballata per Fabrizio De André".

 

Ecco uno stralcio dell'intervista che la studentessa Layla Mousasi ha fatto alla redazione di BeccoGiallo per la sua tesi di laurea. L'intervista completa si può leggere QUI:

 

Come è nato il vostro progetto editoriale?
“Partirei da dove non è nato: dal mondo del fumetto. Nessuno di noi, in casa editrice, è disegnatore, nessuno è sceneggiatore di storie per immagini. Nessuno, insomma, è un esperto di fumetti, al massimo ci sentiamo dei discreti lettori. Ecco, forse il nostro progetto editoriale nasce da una più generale e condivisa passione per la narrazione, unita al piacere (un po' perverso e ostinato, di questi tempi) di raccontare la realtà che ci circonda. Credo che questo, a ben vedere, ci abbia più avvantaggiati che il contrario, perché ci ha costretti a essere curiosi, pieni di dubbi, attenti a ogni particolare. Come accade quando si ha di fronte qualcosa di nuovo e affascinante.”

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Perché scegliere di raccontare realtà, spesso delicate, attraverso il fumetto?
“Perché raccontarle attraverso il cinema o la televisione, allora? Il fumetto non è un genere (o peggio, un sottogenere) di qualcosa d'altro. Il fumetto è niente più e niente meno che un linguaggio, esattamente come il cinema o la televisione: banalizzando, è un sistema strutturato di segni (verbali e non verbali) che, al pari degli altri linguaggi, può essere utilizzato (da qualcuno) bene oppure male (secondo qualcuno), per intrattenere, per informare, per fare propaganda, per altre cose ancora fra cui per provare a raccontare la realtà in cui viviamo. Per noi, in potenza, non ci sono realtà più delicate di altre. Lo è il delitto Pasolini come la giornata di un malgaro che custodisce la sua mandria di mucche in montagna. Se mai, ci accorgiamo che alcune realtà possano interessare, mediamente, più persone di altre.”

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