Lo scorso anno ho tradotto Fantômas, il romanzo che ha dato avvio a una delle più celebrate saghe della narrativa popolare. Era la prima traduzione integrale ed è stata bruciata in un Giallo Mondadori rapidamente scomparso dalle edicole (fra un mese uscirà la riedizione negli Oscar). Fantômas è un personaggio “forte”, un ladro, un assassino, un “cattivo” geniale e imprendibile. Un eroe, insomma, uno che si prendeva gioco della polizia e di tutta la società borghese nel solo modo che conosceva: essendone spietato antagonista, feroce e maligno. Per Fantômas la società era il male, e il male si combatte soltanto sferrandone uno maggiore. La società teme il furto, e allora rubi. La società teme l’assassinio, e allora uccidi. La società teme il libertinaggio, e allora corrompi. È un’idea che aveva sedotto l’epoca surrealista, e prima ancora il marchese De Sade. Proprio i surrealisti sono stati i più accesi fan delle “malefatte” di Fantômas. Non solo, gli stessi surrealisti si sono accaniti a punzecchiare la morale contemporanea con provocazioni di smisurata audacia, come quando André Breton inneggiò a Violette Nozières, moderna eroina in quanto parricida. (E qui viene da pensare all’italica levata di scudi contro Luciano Secchi, colpevole di avere ironizzato sulla giovane assassina Erika De Nardo all’interno di un albo delle avventure di Alan Ford…)
A partire da Fantômas si è generato un lungo corteo di eroi “cattivi”: Diabolik, Kriminal, Satanik (che hanno segnato una delle stagioni più feconde del fumetto italiano, la prima a ribaltare la morale borghese a colpi di indecenza), fino ai cinici Lo Sconosciuto di Magnus e Zanardi di Andrea Pazienza. Ed è proprio qui che volevo arrivare.
In questi giorni, all’interno delle celebrazioni dedicate ad Andrea Pazienza, si è sentita ribadire l’opposizione fra i suoi due più conosciuti personaggi: da una parte il tenero e problematico Pentothal, dall’altra il “fascista” Zanardi. Chi ha insistito su questa opposizione ha poi lamentato che la contemporaneità abbia estirpato i Pentothal lasciando il mondo nelle mani dei Zanardi. Forse è davvero andata così: il potere ha cancellato dalla sua faccia ogni forma di dubbio, esponendo il suo ghigno più torbido e truce. Di conseguenza, nei movimenti di opposizione è accaduto l’esatto contrario: il modello Zanardi è stato cancellato e si è cominciato a credere di poter combattere il “male” con il sorriso e la benevolenza invece che con la spietatezza. Il risultato è un movimento debole e problematico, che trova unità soltanto nel lamento e nella denuncia dei torti subiti. Che penserebbero Fantômas e Zanardi di tutto questo? Non urlerebbero che la loro lucida intelligenza, il loro spietato cinismo sono tali in quanto nemici di quel mondo schifosamente amorale che ora li ha fatti propri? Non pretenderebbero che le loro facce irridenti tornassero a sventolare su altre bandiere, davvero antagoniste a quelle del potere? Ecco, di tutti i tributi, questo mi pare l’impazzimento più necessario…

Intervento messo a disposizione da Luigi Bernardi.
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