La prima volta che ho incontrato Coliandro è stato leggendo le bozze dell’antologia I delitti del Gruppo 13.

La mia casa editrice, Granata Press, ne aveva appena acquistata un’altra, Metrolibri, e quell’antologia dei giallisti bolognesi sarebbe stata la prima pubblicazione della nuova gestione.

Lucarelli lo conoscevo già, avevo letto il suo romanzo Carta bianca, mi era piaciuto, l’avevo incontrato anche a diverse riunioni di preparazione del libro. La lettura del racconto Nikita, contenuto nell’antologia, fu però una sorpresa, di più, una rivelazione: era dinamico, divertente, persino travolgente.

Il personaggio Coliandro, poi, mi pareva perfetto come tipologia di poliziotto dei tempi: volonteroso, non tanto intelligente, tenace, fortunato.

Finita la lettura delle bozze, dissi al coordinatore di Metrolibri di chiamare subito l’autore, volevo proporgli di scrivere un romanzo con lo stesso personaggio del racconto. Lucarelli arrivò, accettò con entusiasmo l’idea.

Fu così che nacque Falange armata, e un anno dopo Il giorno del lupo, i due romanzi con protagonista proprio il sovrintendente Coliandro, entrambi pubblicati da Granata Press.

Il personaggio poi mi piaceva così tanto che pensai dovesse diventare anche un fumetto.

Erano anni in cui credevo che il fumetto dovesse legarsi alla nuova generazioni di scrittori di genere che stava cominciando a produrre libri di un certo rilievo.

Granata Press scommise parecchio su quell’abbinata, se non riuscì è perché il pubblico dei fumetti stava rapidamente cambiando, era sempre più composto da ragazzi che cercavano eroi e supereroi, avventure fantastiche, colori.

Ciò nonostante rimangono alcune gemme di quella produzione: il romanzo Tobacco, scritto da Cacucci e disegnato da Otto Gabos, il travolgente Storia di cani, del duo Ferrandino e Caracuzzo, Carrozzine d’argento, di Marzaduri e Toffolo, e questo Coliandro, cinque storie di Carlo Lucarelli disegnate da Onofrio Catacchio, pubblicate sulla rivista Nova Express e poi raccolte in volume.

C’era sintonia, fra Lucarelli e Catacchio, artistica e umana.

Lo stile di Catacchio, una volta tanto non alle prese con astronavi e spazi siderali, bene prestava il suo tratto nervoso e grottesco alle storie di Lucarelli, dinamiche, molto avventurose ma anche ricche di stravagante umorismo.

Era un buon fumetto, il loro, merita di essere riproposto, adesso che il pubblico dei lettori sembra avere di nuovo voglia di storie che affondino le radici nel nostro presente. E

ra notevole anche la collaborazione fra i due, arrivavano in ufficio sempre verso ora di pranzo, si mettevano in un angolo, uno mostrava all’altro quello che avevano fatto, e ridevano.
Cioè, non che sghignazzassero per chissà cosa, erano piuttosto i loro occhi a ridere, esprimevano nel modo più diretto che possa esistere la soddisfazione per il lavoro compiuto.
Mi ricordo che a volte li guardavo sottecchi, ed ero soddisfatto anch’io.

Oggi, mentre queste storie ritrovano la via della libreria, Catacchio ha ripreso imperterrito a solcare gli spazi siderali, Lucarelli è uno dei più importanti giallisti italiani e Coliandro si appresta a diventare il protagonista di una serie di fiction televisive.

Quando succedono cose di questo tipo, e succedono spesso, è come se i miei sogni, le mie speranze di editore trovassero conferma, sia pure tardiva. E i miei occhi sorridono.

Intervento messo a disposizione da Luigi Bernardi.
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