L'occasione in cui ho conosciuto Magnus

Era il 1981. Stavo pensando alla rivista Orient Express, a come avrei voluto farla. Alla fine, avevo deciso che l'avrei fatta soltanto se Magnus avesse accettato di realizzare per me nuove storie dello Sconosciuto. Gli telefonai per proporglielo. Fu gentile, disse che ci avrebbe pensato. Dopo qualche giorno lo richiamai e capii che ci aveva effettivamente pensato. Si poneva il problema di come far "tornare in vita" un personaggio che alla fine dell'ultima storia che aveva disegnato era piuttosto malconcio, per non dire moribondo. Aveva studiato un intervento chirurgico al quale Lo Sconosciuto avrebbe dovuto sottoporsi, si era documentato, aveva chiesto il parere di medici. Quando lo andai a trovare a casa sua, era pronto per partire. "La storia dell'intervento chirurgico me la paghi subito, però io la disegno dopo quest'altra che ho già in mente". Così nacque il ritorno dello Sconosciuto, con le due storie Full Moon in Déndera e La fata dell'improvviso risveglio, e proseguito poi con quel capolavoro che è L'uomo che uccise Ernesto 'che' Guevara.

L'emozione più forte e intensa che mi ha suscitato l'Opera o l'Uomo Magnus

Sono troppe, non riuscirei a scegliere. Il primo numero di Satanik o il quinto di Kriminal (Omicidio al riformatorio), altrettanti attentati all'innocenza della mia pubertà. Il primo numero de Lo Sconosciuto, che mi fece capire cosa poteva davvero essere un autore di fumetti. Le femmine incantate, con quei paesaggi appenninici che sembravano fatti apposta per raccontare storie di un altro tempo e di un altro mondo. Forse però l'emozione più grande è quella dell'ultima storia, Il conte Notte, una sceneggiatura bellissima e profonda, dei disegni mai così sontuosi: è un'emozione che rimarrà sempre viva, che non potrà mai placarsi, perché la morte ha impedito che si compiesse. L'uomo Magnus invece mi emozionava sempre, perché non era mai banale.

Cosa mi piace di più dell'Opera di Magnus e cosa di meno

Mi piace il senso del realismo, e anche la trasformazione grottesca che ne ha operato. Mi piace lo scrupolo della documentazione, a livelli spesso maniacali. Mi piace la passione che metteva in tutto quello che faceva. Mi piace meno il Tex, nonostante sia l'opera magistrale di un professionista. Non mi piace perché so quanta voglia avesse di fare altro, mentre disegnava quelle tavole.

Cosa mi piaceva di più dell'uomo Roberto Raviola e cosa di meno

Adoravo la sua capacità di raccontare delle storie, quando ci vedevamo. E di come sapeva giocare con l'attenzione che gli prestavamo, proponendoci sempre nuove deviazioni. E Magnus era sempre le storie che raccontava, le prese di posizione – anche dure – che prendeva. In questo, non ha senso fare una classifica fra quello che poteva piacere di più o di meno. Era sempre lui. Per me, per certi versi, lo è ancora. Mi capita di sognarlo. Ci facciamo delle lunghe chiacchierate. Immancabilmente, a un certo punto, gli chiedo di darmi dei numeri da giocare al lotto. Allora lui mi guarda, fa quell'espressione furba che così bene gli conosco, e mi intavola una lunghissima conversazione filosofica durante la quale svanisce, e io non lo acchiappo pi


Intervento messo a disposizione da Luigi Bernardi.
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