Introduzione
Perché proprio Bologna? Bella domanda... Parlando dei rapporti tra le città italiane e il Fumetto, altri centri, da tempo, vantano legami molto stretti con questo amatissimo, pluricentenario mezzo di comunicazione e di intrattenimento. Ma osservando in modo un po' più approfonditamente l’evoluzione del Fumetto nello Stivale, scopriamo che tra le “nuvole parlanti” e Bologna esiste una trama di relazioni molto fitta e polimorfa, che spazia dalle iniziative dei semplici appassionati al mondo universitario.
In particolare, Bologna si può qualificare come una città assai consapevole delle potenzialità espressive e comunicative del Fumetto, benché le sue connessioni col medium si manifestino alcuni decenni dopo Milano, Firenze e Roma, che ospitano le sue pionieristiche case editrici.
Il capoluogo emiliano fa sentire la sua effervescente presenza a metà degli anni Sessanta, periodo in cui nel Paese si dà il via, sulla scia del Salone di Bordighera, al trend dei mercatini, dei convegni di studio, delle esposizioni di tavole. Nel 1965, la nascita della rivista "Linus" e la scoperta delle strisce dei Peanuts, di Pogo, di Li'l Abner e di Jeff Hawke spianano la strada del Fumetto a una nuova generazione di lettori curiosi e recettivi che si riveleranno sensibili anche ad altre forme espressive non tradizionali. Da quel momento, sulla rivista edita dalla Milano Libri e poi sulle altre (“Eureka”, “Il Mago”, “Cannibale”, “Frigidaire”, “Totem”, “Orient Express”, ...) sfileranno i più interessanti fumettisti della scena internazionale e debutteranno, con storie rivolte a un target più maturo che in passato, i talenti italiani dei decenni seguenti. Ma la scintilla anticipatrice di quel felice rinascimento, che aveva fatto indirizzare sui comics una nuova attenzione, era stata la fondamentale raccolta di saggi Apocalittici e integrati, dato alle stampe per Bompiani dal professore di Semiotica Umberto Eco, in forza presso l’ateneo bolognese. Applicando a Superman, a Charlie Brown o a Steve Canyon gli strumenti rigorosi di indagine in uso presso la “Cultura Alta”, Eco inaugurava anche la critica del Fumetto, suscitava una categoria di studiosi ed esperti, apriva il sentiero a corsi e seminari di storia ed estetica del Fumetto che a Bologna sarebbero stati tenuti da Antonio Faeti, Paola Pallottino, Daniele Barbieri.